Capacità: 3300L
Anno produzione: anni ’10, Germania (usata fino agli anni ’70 in un birrificio tedesco, portata successivamente in Piemonte per contenere vino)
Rigenerata internamente, conteneva vino nebbiolo
Testimonianza da Ditta Penna – Portacomaro (AT)
“Molti anni fa uscì una legge che vietava l’uso del legno nella fabbricazione della birra. Si poteva usare solo ferro smaltato o acciaio. Le fabbriche tedesche di birra erano piene di botti in rovere, in genere piccole, circa quaranta ettolitri: di eccellente qualità, con la pece gialla all’interno. Era un trattamento alle doghe per impermeabilizzare la botte dall’interno. In tal modo la birra non andava a contatto diretto con il legno e non risentiva dell’ossigeno dell’ aria. Con il vino il discorso era diverso, ma il rovere era troppo buono – anche perché doveva resistere ad una certa pressione – e allora migliaia di botti ex birra in quegli anni si riversarono sui mercati di Milano, Casale, Alessandria, Tortona, nel Veneto, sino alla Toscana. Era ottimo materiale, di seconda mano, ad un prezzo interessante, bisognava solo togliere la pece gialla,ovvero abbonirle. Era un lavoro difficile, molto, ma c’è gente che avrà guadagnato molti soldi e perso tanto in salute. Si entrava nella botte, il passo d’uomo in genere era piccolo e non tutti entravano. Con uno scalpello si cercava di togliere lo strato di pece gialla spesso tre o quattro millimetri. Veniva via abbastanza bene. Poi si doveva vaporizzare il legno per togliere gli ultimi residui di pece e per abbonirlo. Si sudava moltissimo, i vapori di pece facevano tossire, si doveva cercare di togliere tutto pulendo bene il legno tra doga e doga. Un lavoro balordo, tra fumo e gas, molti non resistevano ed uscivano subito.”
La storia dei riempimenti del tino: